Sono Renato Quadrio ed ho avuto la fortuna di partecipare a due viaggi in India con Fratel Matteo. Il primo viaggio è stato durante le vacanze di Natale del 1992. Il secondo viaggio è stato nel 1995, sempre nello stesso periodo; vi abbiamo partecipato io e mia moglie, Maria Ortensia Vaccari.

L‘ India non è una nazione che si può comprendere dal di fuori. Quando la si visita, si rimane coinvolti dagli enormi contrasti presenti: la grande povertà materiale e il sovraffollamento incredibile delle città dove si vedono baracche dappertutto; dall’altra parte si percepisce una serenità quasi idilliaca nelle campagne e nei villaggi dove la vita è scandita dagli eventi naturali.

Come dimenticare poi l’eleganza innata e armoniosa delle donne indiane, l’accettazione fatalistica del loro destino, gli occhi spalancati dei bambini, quei bambini così festanti al nostro passaggio, dopo averci atteso per ore !!!

Durante il primo viaggio abbiamo raggiunto lo Stato dell’Andhra Pradesh, nel sud dell’India, per inaugurare due nuove scuole: una edificata grazie all’aiuto dato dalla comunità dei fratelli di San Gabriele e l’altra attraverso una raccolta del Lions “Eleonora Duse” di Treviso”, grande sostenitore dell’importanza dell’istruzione. Esse sono le uniche opere in muratura di due villaggi rurali all’interno dello Stato. I villaggi hanno tutti abitazioni di argilla cotta, i tetti di stuoia e paglia, le aie in terra battuta, i cieli infiniti, aria pulita e vita dura, quasi spartana, di qualità semplice, essenziale. “Ma i banchi dove sono?”, chiedevamo sconcertati, notando solo cinque lavagne appese ai muri. Fratel Matteo sorrideva: “Non servono,disse, sarebbero d’impiccio”. Abbiamo allora capito che non erano due semplici scuole, no….ma due “tutto”: ambulatorio, sede per vaccinazioni, riparo dalla pioggia, luogo di adunanza per tutta la gente del villaggio, ecc. Abbiamo imparato il significato di semplicità ed essenzialità, parole che il mondo occidentale sta dimenticando.

Ad Hyderabad, capitale di questo Stato con 4,7 milioni di abitanti, siamo stati ricevuti dal Primo Ministro dell’Andhra Pradesh, che ha voluto renderci omaggio con tutta la sua famiglia ospitandoci a cena in un ristorante/club in stile indo-inglese. Abbiamo visitato la scuola fondata da Fratel Matteo prima del suo arrivo in Italia, la scuola di cui era preside, che nulla ha da invidiare per ampiezza e dimensione all’Istituto Filippin di Bassano del Grappa, pur nella semplicità ed essenzialità dello stile.

Abbiamo conosciuto un sacerdote indiano che per tutta la vita, obbedendo al Vangelo, vive e si integra nelle comunità sperdute, lavora con loro, le aiuta ad uscire dalla povertà più nera, dalle superstizioni più crude pronto ad affidarle ad un altro sacerdote per riprendere il cammino su di una vecchia moto verso altre comunità, altri bisogni, altre integrazioni.

E che dire del vescovo Marampudi Joji, amico fraterno di Fratel Matteo, che per tutto il tempo -tre giorni- è vissuto al nostro fianco in pullman lasciandoci il ricordo della sua semplicità e del suo carisma davvero sorprendenti. E il calore e i grazie e i fiori da cui siamo stati sommersi !!!

In questo primo viaggio abbiamo visitato New Delhi, Hjderabad (in aereo ), Khammam, la nuova Diocesi, sede vescovile del Vescovo Joji, Vijayawada (in pullman), Madras (di notte, in treno, vagone cuccetta), Bangalore (in treno rapido di giorno), Mysore/Bangalore (in pullman), Bombay (in aereo) per poi fare rientro in Italia. Di questo viaggio conserviamo molti ricordi significativi.

Abbiamo inoltre visitato Mhabalipuram, città sul mare. Nella bellissima spiaggia privata dell’albergo Fisherman’s Cove abbiamo fatto il bagno e pranzato “con” – si fa per dire – il presidente dell’India, presente per capodanno nell’albergo. Purtroppo il maremoto di fine dicembre 2004 ha distrutto questa costa causando migliaia di vittime.

Kanchipuram, detta città d’oro….con decine di templi induisti.Nelle vicinanze, in un immenso spazio adatto alle radunate, è stato ammazzato il Primo Ministro Rajiv Gandhi , marito dell’italiana Sonia Maino, vincitrice delle ultime elezioni.
Bangalore, capitale dello stato del Karnataka, con i suoi 4 milioni e mezzo di abitanti, è anche la capitale mondiale dell’informatica. E’ una delle città più moderne e vivaci dell’India, nonchè importante polo industriale. Con i suoi grandi parchi e giardini, viali alberati e grandi palazzi è veramente una città assai bella e vivace.

Mysore, dove abbiamo visitato l’immenso palazzo del Maharajà (un tempo lo stato del Karnataka si chiamava Stato di Mysore e questo per capire l’importanza di questa bella città a 700 m.s.l.m. e dalle origini antiche). Nelle vicinanze abbiamo visitato il palazzo del sultano Tipu, l’unico che riuscì a sconfiggere gli inglesi in battaglia per ben due volte prima di essere sopraffatto e ucciso con tutta la sua famiglia.

In aereo siamo arrivati a Bombay, seconda città dell’India con dieci milioni di abitanti e oltre 40 con l’hinterland. E’ una bella e nuova città in cui si vedono l’impronta inglese integrata nella cultura indiana e soprattutto le moltitudini di esseri umani e, in alcune zone, l’estrema povertà della popolazione.Da Bombay siamo poi ritornati in Italia.

Il secondo viaggio è stato più lungo (22 giorni) e molto suggestivo. Arrivo a New Delhi in aereo, via Roma, poi in aereo a Calcutta, Katmandu, in Nepal per tre giorni, Benares, Kajuraho, poi in pullman ad Agra, Jaipur, New Delhi. Da qui la maggior parte del gruppo è rientrata in Italia, dopo 36 ore di sciopero all’aeroporto che ha bloccato gli aerei in partenza.

Bella e interessante come la prima è stata la visita di Dehli nuova (il nuovo centro, il Congresso, etc.) e della vecchia Dehli con il magnifico Forte Rosso, residenza e sede del Governo su quasi tutta l’India dell’Imperatore Moghul; poi la grande Moschea e i molti templi induisti.

A Calcutta siamo arrivati il giorno di Natale, in ritardo per la S.Messa. Siamo andati a fare un giro per la città, che più di ogni altra è simbolo dell’India povera, ma ricca di umanità: dicono conti più di quindici milioni di persone che vivono dappertutto anche per strada, dove si mangia, ci si lava, si dorme e si muore.

Siamo andati alla sede dove ha vissuto e operato Madre Teresa, amica di Fratel Matteo, che era rientrata la sera precedente dall’Italia. Ci siamo fermati e l’abbiamo potuta vedere, parlare con lei e su suo invito, assieme alle molte suore, partecipare alla funzione religiosa serale recitando con Lei il S.Rosario. Indimenticabile !!!

Belle ed interessanti le visite in Nepal, a Benares con il grande fiume sacro, il Gange, luogo di purificazione degli Indù e di cremazione dei morti.

Siamo stati a Khajuraho, con il celebre complesso templare stupendamente conservato, con superbi esempi di architettura indo-arianna (quasi tutti però vanno a vederli e li ricordano solo per le loro decorazioni erotiche); ad Agra con il Forte Rosso e il Taj Mahal, moschea funeraria considerata una delle sette meraviglie del mondo, di una bellezza e purezza architettonica indimenticabili; a Jaipur, capitale del Rajastan, con il palazzo del Maharajà Jai Singh secondo e l’osservatorio astronomico con strumenti in muratura, il celeberrimo Palazzo dei Venti, tutto rosa, i negozi di oggetti preziosi, etc.

Rientrati in pullman a New Dehli, come precedentemente accennato, la maggior parte è rientrata in Italia, mentre cinque di noi (Emilio e Norina, Matilde, Maria Ortensia ed io), ovviamente accompagnati da Fratel Matteo, siamo scesi a Goa, ex colonia portoghese, celebre per la cristianizzazione portata da San Francesco Saverio; abbiamo visitato la basilica del Buon Gesù, che custodisce il suo corpo. A Calangute abbiamo visitato anche un grande istituto scolastico dei F.lli Monfortani di San Gabriele.

Poi abbiamo raggiunto Cochin nello Stato del Kerala: lì abbiamo ammirato le chiese, la vecchia sinagoga, la moschea, il porto delle spezie. A Kottayam c’è stato l’incontro con il vescovo Kuriakose Kunnacherry e con i bambini assistiti. Anche in questa occasione un pomeriggio indimenticabile.
Il viaggio/esplorazione è proseguito sempre con la guida di Fratel Matteo e spesso con suore e sacerdoti di una simpatia e disponibilità uniche.

Abbiamo visitato la laguna Vembanad-Kayal, Allepey, Trivandrum, capitale del Kerala, la spiaggia di Kovalam con un tramonto mozzafiato e poi abbiamo fatto un’ altrettanto indimenticabile mangiata di pesce.

Siamo stati poi a Cape Comorin, il punto estremo dell’India, nello Stato del Tamil Nadu, con l’isolotto e la Rocca Vivekananda, punto d’incontro di tre mari:Oceano Indiano a sud, Mare Arabico a ovest e mare di Andatane o Golfo del Bengala ad est.Tutti luoghi più o meno distrutti dal recente tzunami.

Da Trivadrum in aereo ci siamo recati a Madras, capitale dello Stato del Tamil Nadu, quarta città dell’India con più di sei milioni di abitanti.

La prima città per popolazione è Calcutta con quindici milioni, la seconda Bombay con dieci milioni, la terza è New Dehli con sette milioni.

A Madras c’è stato il primo insediamento inglese avvenuto nel 1639 e da qui è cominciata l’espansione in tutta l’India: Calcutta, Dehli, la costruzione di Bombay ecc.

Abbiamo visitato la città e il grande istituto dei F.lli di San Gabriele, San Thome Higher Secondary School con più di 4000 alunni, la basilica di San Thome, dove si trova la tomba di San Tommaso, apostolo di Cristo. Da Madras, facendo scalo a Bombay, siamo rientrati in Italia.

Accanto ad immagini e sensazioni così intense e positive, in India esistono realtà sconvolgenti: la nazione indiana è molto giovane, quasi il quaranta per cento della popolazione ha meno di quindici anni ed è il Paese con il maggior numero di analfabeti e di minori che lavorano.

Degli oltre 82 milioni di ragazzi indiani fra i 6 e i 14 anni di età, la metà non va a scuola.

Statisticamente solo quattro bambini su dieci completano le elementari e sono dunque in grado di leggere e scrivere. I bambini che non vanno a scuola in India, vengono utilizzati nelle attività dei genitori oppure vanno a lavorare da un datore di lavoro: si occupano del bestiame, dei fratellini più piccoli,, lavorano nei campi e troppi finiscono definitivamente nelle strade a rubacchiare, a mendicare, ad arrangiarsi, sfruttati in mille modi.

E noi ?
Un ponte significativo fra noi e L’India dei piccoli, è stato costruito da Fratel Matteo. Attraverso l’adozione a distanza aiutiamo le famiglie indiane ad istruire i propri figli. In ciò vediamo la possibilità di un progresso reale e duraturo dei singoli, ma anche di coloro che vivono loro accanto. Se da un lato, attraverso l’istruzione, si rendono liberi da ogni sudditanza, dalla superstizione, dallo sfruttamento dei ricchi, dall’altro, chi è istruito, a sua volta cercherà in ogni modo di trasmettere l’istruzione ai propri figli, avendone compreso l’importanza.

Senza sradicare e allontanare dalla propria famiglia e dalla propria terra, con l’adozione a distanza aiutiamo chi è stato, senza colpa, meno fortunato di noi.

Quadrio Renato
Treviso ( TV )